È stato da poco rilasciato il 2024 EU Justice Scoreboard, il report annuale della Commissione sullo stato dei sistemi di giustizia nei vari paesi dell’Unione.
Il documento è assai interessante, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per i possibili utenti dei vari sistemi giudiziari. Non è raro infatti (anzi, direi, oggi, abbastanza comune) che un operatore di un paese si trovi coinvolto in una causa avanti un giudice di un altro paese ed ovviamente una delle sue prime preoccupazioni – al di là delle questioni tecniche, lasciate agli avvocati del caso – è Funzionerà? Quanto tempo ci vorrà? Siamo sicuri che il giudice sarà neutrale? Queste tre domande costituiscono esattamente i parametri sui quali sono misurati i tribunali EU:
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Efficienza
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Qualità
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Indipendenza
Il Report 2024 prende in considerazione dati raccolti sino a tutto il 2022 e ne permette il raffronto con quelli di più di un decennio ed il loro trend (nel netto dell’annus horribilis 2020).
Qualche numero interessante (soprattutto per il sistema giudiziario italiano, relativamente alla gestione del contenzioso civile e commerciale)?
È interessante notare innanzittutto come il numero delle nuove cause avviate tenda negli anni a decrescere, un po’ dappertutto (probabilmente a causa della situazione economica che fa da freno in molti casi alla propensione litigiosa dei soggetti privati). In Italia, il fenomeno è evidente da tempo (siamo passati da quasi 2,5 cause per 100 abitanti nel 2012 a poco più di 2 nel 2022). Lo stesso è avvenuto, ancora più marcatamente in paesi come Ungheria, Svezia, Francia, Grecia, Irlanda… in contro tendenza risulta essere la sola Romania (da 5 a 7). Quanto a litigiosità, noi comunque siamo in una situazione mediana; altri litigano in tribunale molto più di noi. Il che sfata una diffusa credenza…
Confermata è invece la diffusa percezione che da noi le cause durino troppo. Se si esaminano le durate medie delle cause, sia con riferimento al solo primo grado che all’esito anche di appello e altri gradi di giudizio connessi, l’Italia continua a non fare bella figura, anzi! Per lunghezza dei processi di primo grado (500 e passa giorni) siamo battuti solo dalla Grecia.
Per durata di appello e cassazione (rispettivamente 750 gg e oltre 1.000) non ci supera nessuno.
E sì che non spendiamo meno di altri paesi più efficienti (evidentemente lo facciamo male):
In tema poi di indipendenza dei giudici, nonostante il Report evidenzi un leggero miglioramento, la situazione non è propriamente consolante. Soprattutto per l’Italia. Va avvertito peraltro che si tratta di dati qualitativi, basati cioè su impressioni individuali. Resta il fatto che appare generalizzata una certa sfiducia sulla capacità dei giudici di emettere decisioni in modo spassionatamente neutrale. E ciò a causa principalmente di indebite pressioni economiche o politiche.
Da ultimo, è interessante notare come siamo fra gli ultimi anche in tema di promozione ad un volontario ricorso alla mediazione e altri strumenti alternativi al ricorso ai tribunali (ADR).
Non sorprenda il dato: le fanfare che da una decina d’anni sentiamo suonare in tema di mediazione qui sono fuori luogo. Il sistema di “promozione” della mediazione adottato dall’Italia si basa essenzialmente più sul bastone che sulla carota. Di fatto l’esperimento di una mediazione è concepito come obbligo, seppur limitatamente ad una serie definita di questioni. Oltre ad essere pesantemente regolamentato e lasciar poco spazio all’autonomia degli interessati in termini di scelta della mediazione ed organizzazione del procedimento.
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Lo Scoreboard, come detto in apertura, evidenzia la situazione solo con riferimento ai Paesi UE. Se usciamo dall’area, la situazione può cambiare, anche drasticamente. Diciamo, in linea di massima, che vi sono-
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una serie di Paesi che, pur con le ovvie peculiarità locali, condividono l’impianto legalistico ed i livelli di efficienza, qualità e indipendenza EU (anzi, in certi casi li superano, come ad esempio in Svizzera): USA, UK, Australia, Canada, Norvegia, N Zelanda, … per dare un’idea.
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altri che, pur presentando in genere minore efficienza, restano sostanzialmente in scia (un po’ tutti i Paesi del Sud America, ad esempio);
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altri dove, invece, esser coinvolti in una causa è spesso, come si dice, un terno al Lotto (es. China, Russia, molti paesi africani o del medio e lontano Oriente, …)
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altri, infine, dove non è neppure immaginabile aspettarsi qualcosa di buono ed una causa è l’ultima delle opzioni sulle quali contare (Iran e molti paesi africani).