Un vettore marittimo consegna la merce all’arrivo al compratore in Norvegia, contro B/L, nonostante il venditore (canadese) abbia dato al vettore istruzioni per bloccare la consegna, visto che il compratore non risulta aver pagato (e fallisce di lì a poco…).

Il venditore ritiene quindi il vettore responsabile per i danni subiti (cioè il mancato incasso del prezzo della merce venduta, perché il fallimento del compratore risulta senza assets sufficienti).

La questione coinvolge tribunali norvegesi in tre gradi di giudizio (tribunale e corte d’appello di Oslo, e corte suprema) sino alla sua definizione nel 2019.

 

Prima di dire com’è finita, vediamo un po’ i profili del caso, perché sono interessanti sia sotto il profilo dei rapporti contrattuali fra venditore e compratore, sia sotto quello delle problematiche di trasporto e di titoli rappresentativi della merce (polizze di carico).

Il venditore è la Genfoot Inc., la società canadese proprietaria del famoso brand “Kamik” con il quale sono commercializzate, sin dai primi del ‘900, delle calzature invernali.

Il distributore KamiK in Norvegia è tale Portland Norge AS di Oslo che in base al contratto deve pagare anticipato, ma poi negli anni ha di fatto ottenuto di farlo alla consegna. Nell’estate del 2014, la Portland fa un ordine per quattro containers di roba (valore USD400k), di produzione cinese. Trattandosi di resa FOB, la Portland organizza il trasporto via mare (da Xiamen a Oslo, via Amburgo) con la Shenker AS (Oslo), una società del gruppo Shenker di Hong Kong.

Al caricamento sono come al solito emesse polizze di carico (B/L), e qui le cose si complicano perché le B/L, emesse su richiesta dei subfornitori cinesi, contemplano la Genfoot come destinataria (consignee) (quindi sola legittimata al ritiro), mentre la Portland appare solo come notify party, cioè qualcuno che va avvisato quando la merce giunge a destinazione – ma non ha il diritto di esigere la presa in consegna). I canadesi, peraltro, girano le B/L relative ai primi tre containers in bianco e le passano alla Shenker du Canada (altra società del gruppo Shenker), dandole poi istruzioni di trasmetterle alla Portland. Evidentemente, all’epoca la Portland godeva di credito presso la Genfoot e, come detto sopra, questa accettava il fatto che il pagamento sarebbe stato effettuato all’arrivo.

Il 22 settembre questi tre containers arrivano finalmente ad Oslo, ma proprio in quel giorno le cose precipitano per Portland perché la banca di questa – che ha ipoteca sui beni in stock – chiude ogni rapporto e chiede il rientro immediato di tutti i fidi. Al che, Genfoot cerca di salvare il salvabile, chiedendo sia a Shenker Canada che Shenker Oslo di non procedere con la consegna. Tuttavia, Shenker Oslo informa non vede come possa impedire alla Portland di ritirare la merce, visto che questa ne ha fatto formale richiesta e risulta in possesso degli originali delle B/L. Cosa che avviene il 27 settembre. Il quarto container (la cui B/L era a mani di Genfoot) era stato pure consegnato alla Portland.

Il 6 ottobre, la Portland viene dichiarata fallita. Ovviamente non ci sono all’attivo beni sufficienti a soddisfare creditori come la Genfoot e questa si risolve, l’anno successivo, a chiedere conto, in tribunale, alla ShenkerOcean Ltd., la casa madre dei vettori coinvolti nella faccenda, della perdita subìta. In particolare, i canadesi lamentano che il vettore ha disatteso il loro ordine di bloccare la merce in transito (c.d. stoppage in transitu) (legittimo ex art. 71 CISG[1]) esponendoli così al rischio di perdere l’intero credito. Cosa puntualmente verificatasi. La Shenker ovviamente non si ritiene per nulla responsabile.

In primo grado, il tribunale riconosce alla Genfoot un danno di USD400k[2] pari all’intero valore della fornitura, ma poi in appello[3] la somma viene ridotta a soli USD50k, relativi alla consegna del solo quarto container (chiaramente avvenuta in assenza di titolo rappresentativo). Per gli altri tre, la corte ritiene debba considerarsi un concorso di colpa a carico dei canadesi (che come detto avevano girato in bianco le B/L permettendo che arrivassero a mani della Portland)

La corte suprema viene investita dalla faccenda (anche se solo in relazione ai due di questi tre primi containers) ristabilisce la piena responsabilità della Shenker[4]. Interessante il fatto che preliminarmente giudichi la responsabilità del vettore come regolata dalla legge norvegese (e non certo dalla CISG, che attiene ai soli rapporti venditore/compratore), posto che gli eventi avevano avuto luogo in questo paese. Va considerato che un vettore può effettivamente trovarsi in una situazione problematica dovendo, da un lato, tener conto del rapporto fra venditore e compratore (e quindi della legittimità o meno di uno stoppage in transitu) e, dall’altro, della richiesta di consegna fatta dal possessore di una B/L. Peraltro, secondo la corte, il vettore non può semplicemente tener conto di questa seconda circostanza, ignorando la prima, ma deve invece dar modo al venditore di documentare le sue buone ragioni. E se così è, deve attenersi all’ordine di NON consegnare (§82 della decisione).

Quanto all’ipotizzato concorso di colpa, è opinione della corte che il fatto di aver girato le B/L in bianco non l’abbia privata del diritto di bloccare la merce ex 71 CISG (§90 della decisione).

 

Chi fosse interessato a ricevere (gratuitamente) copia integrale delle decisioni commentate, scriva a newsletter@lexmill.com.

 

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[1] La CISG è la legge uniforme sulle vendite internazionali di cui alla Convenzione di Vienna 11/04/1980, in vigore sia in Canada (dal maggio 1992) che in Norvegia (dall’agosto 1989). L’art. 71 [Sospensione dell’adempimento] prevede che:

  1. Una parte può sospendere l’adempimento delle sue obbligazioni se, dopo la conclusione del contratto, risulta manifesto che l’altro contraente non adempirà una parte essenziale delle sue obbligazioni in conseguenza di:
    (a) una grave insufficienza nella sua capacità di adempiere o nella sua solvibilità; o
    (b) del modo in cui si prepara a dare esecuzione o esegue il contratto.
    2. Se il venditore ha già spedito i beni prima che si manifestino le condizioni previste nel paragrafo precedente, egli può opporsi alla consegna dei beni al compratore, anche se questi è in possesso di un documento che lo legittima a riceverli. Il presente paragrafo riguarda solo i diritti sui beni nei rapporti tra il venditore e il compratore.
    3. La parte che sospende l’esecuzione, sia prima che dopo la spedizione dei beni, deve immediatamente dare notizia della sospensione all’altra parte e deve procedere nell’adempimento se l’altra parte presta idonea garanzia dell’adempimento delle sue obbligazioni.

[2] Oslo tingrett (Tribunale distrettuale di Oslo), sentenza 08/07/2016 (R.G. TOSLO-2015-150736).

[3] Borgarting lagmannsrett (Corte d’appello di Borgarting-Oslo), sentenza del 16/01/2018 (R.G 16-171971ASD-BORG/03).

[4] Høyesterett (corte suprema norvegese), sentenza 06/02/2019 (R.G. 18-051892SIV-HRET).

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Author: Carlo Mosca

A lawyer specializing in international commercial transactions. Lexmill's owner.

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