Il 7 dicembre Apple (AAPL)  ha reso noti i numeri del suo App Store: 1 milione di applicazioni disponibili solo negli Stati Uniti. Lo scorso maggio, si sono toccati invece i 50 miliardi di download.

Un nuovo business per sviluppatori e grafici, ma anche e soprattutto una nuova opportunità per tante aziende che intendono offrire sul mercato la propria immagine digitale, interattiva.

Ma come proteggersi e tutelarsi contro soggetti che copiano e, dunque, contraffanno la propria applicazione?

Ecco che si rende necessario inquadrare la questione su tre piani:

1) Protezione del marchio: l’icona dell’applicazione. Il suo nome. È oramai noto che, per profittare della notorietà altrui, vengono caricate sugli Stores digitali applicazioni che, per nome o appunto immagini, somigliano molto ad applicazioni più famose, in tal guisa dirottando del traffico prezioso su contenuti spesso ingannevoli e non pertinenti ai prodotti originali.

2) Protezione del brevetto, ove presente: le applicazioni possono apparire semplici. Ma spesso dietro le quinte si cela un grande lavoro di engineering. Algoritmi innovativi che posso essere protetti come veri e propri patents (i.e. brevetti).

3) Protezione del linguaggio di programmazione: il diritto di autore tutela il linguaggio di codice utilizzato per scrivere l’applicazione, il software, inteso come risultato creativo dell’attività umana.

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